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A difendersi s'impara: cronache di donne e guerre

Nelle ultime settimane, le immagini dei massacri compiuti verso civili ucraini nelle zone occupate dai Russi hanno sconvolto il mondo. Fra queste emerge uno scatto del fotografo Mikhail Palinchak, il quale ritrae i corpi di un uomo e tre donne ammassati sotto un lenzuolo su un'autostrada a 20 km da Kyiv. Secondo quanto riportato da Palinchak, le donne erano nude e i loro corpi erano stati parzialmente bruciati[1].


Diverse sono le donne che in Ucraina hanno denunciato di aver subito da parte delle truppe russe aggressioni e stupri, anche di gruppo e davanti a bambini[2]. Tali episodi sono sintomatici di una condizione di particolare vulnerabilità che storicamente ha caratterizzato le donne durante i conflitti armati.


Se le due guerre mondiali dello scorso secolo hanno segnato un parziale miglioramento dei diritti e della condizione delle donne - provando per la prima volta la loro capacità di svolgere anche mansioni fino ad allora assegnate agli uomini poi costretti a partire per il fronte, e rappresentando così momenti decisivi per l’avvio del processo di emancipazione femminile[3] - le guerre che si sono conseguite dalla seconda metà del Novecento ad oggi (nell’Ex-Jugoslavia, in Afghanistan, o quella in corso in Ucraina, solo per citarne alcune), hanno invece visto le donne subire diverse forme di violenza e discriminazioni.


In diverse occasioni, ad esempio, la violenza sessuale è stata impiegata come vera e propria strategia di guerra intesa ad annullare la dignità degli avversari e creare rotture all’interno della società e dei nuclei familiari, causando alle vittime non solo dolore fisico e psicologico, ma anche costringendole a convivere con lo stigma sociale e l’emarginazione in cui la società spesso le rilega nelle fasi successive al conflitto.


La condizione delle donne in guerra peggiora maggiormente nelle società in cui il gender gap è particolarmente pronunciato già in tempi di pace[4]. Infatti, con l’uomo di famiglia costretto a recarsi al fronte, per molte donne economicamente dipendenti da padri o mariti può risultare estremamente difficile reperire i necessari mezzi di sussistenza. Molto spesso, ciò le costringe ad abbandonare le loro case e a cercare rifugio in campi profughi o all’estero, il che acuisce ulteriormente la loro condizione di vulnerabilità lasciandole in balia di aggressori o trafficanti spesso presenti nei campi o lungo le rotte migratorie.


Pertanto, la tutela della condizione femminile durante i conflitti armati, non può che passare per un empowerment delle donne nella società anche in tempi di pace. Una maggiore emancipazione sociale ed economica potrebbe non solo prevenire la necessità di fuggire in caso guerra, ma anche aiutare a combattere il fenomeno delle violenze sessuali, tipicamente frutto di una cultura machista che vede la donna come un essere indifeso del quale potersi approfittare. Con la consapevolezza che tali processi non possono accadere che nel lungo periodo, è anche essenziale garantire nel breve e medio termine un’adeguata assistenza sanitaria, psicologica ed economica alle donne sfollate o rifugiate e vittime di violenza, per favorire un loro reinserimento nella società nel più breve tempo possibile. Doveroso è infine l’appello a tutte le donne a denunciare le violenze subìte, ricordando che patire tali soprusi non è una colpa. Solo in questo modo sarà possibile ottenere il dovuto supporto e garantire una giusta condanna a chi perpetra simili inumane sofferenze.

[1] https://www.theguardian.com/world/2022/apr/03/all-wars-are-like-this-used-as-a-weapon-of-war-in-ukraine [2] ibidem [3] Pescarolo A., Alacevich F.; 2017. A cento anni dalla Grande Guerra : 4, Effetti inattesi : le donne fra disciplina militare e nuove libertà; Firenze; Firenze University Press [4] Gottarelli S., 2021. La Condizione e i Diritti delle Donne Nei Conflitti Armati. Rome. Dipartimento di Scienze Politiche, LUISS.

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