Non perdo occasione di parlare di Travel Risk Management perché credo sia una disciplina che deve ancora evolvere e svilupparsi nelle organizzazioni. L’instabilità geopolitica e ambientale sempre più ci convincono della necessità di trattare il tema delle trasferte all’estero in modo puntuale e con un aggiornamento continuo. È oggi una priorità che non può essere trascurata.
I business travellers sono una componente fondamentale di ogni azienda, persone che si muovono continuamente, spesso anche in luoghi toccati da eventi critici, persone che hanno il diritto di spostarsi e operare in sicurezza, e il datore di lavoro ha l’obbligo morale e giuridico – in base al Duty of Care e al D.Lgs. 81/08 – di valutare tutti i rischi a cui il lavoratore può andare incontro nello svolgimento delle proprie attività all’estero, di informare e di formare sul tema. È fondamentale definire un processo e una procedura operativa che dalla richiesta di trasferta fino al rientro delinei con semplicità e chiarezza ruoli e responsabilità; costruire una metodologia proprietaria di valutazione dei rischi paese, città, trasferte; definire un programma di sensibilizzazione e formazione e naturalmente pianificare supporto ed assistenza durante una trasferta oltre che ruoli e responsabilità in caso di ogni possibile emergenza. Costruire, quindi, un sistema di gestione della sicurezza delle trasferte logico e di facile attuazione seguendo le linee definite anche dallo Standard UNI ISO 31030.
Gli scenari contemporanei comportano rischi concreti che possono divenire reali emergenze per i viaggiatori. La guerra che si allarga sempre più e tocca zone che sono il fulcro di molte attività lavorative, i fenomeni naturali e gli eventi meteorologici estremi, il terrorismo, i rischi sanitari e pandemici, sono tutti elementi che rendono il mondo un campo minato e che ci costringono a mappare le mine per tratteggiare percorsi sicuri e protetti.
Promuovere la sicurezza dei viaggiatori è un tema della massima importanza anche al di fuori delle aziende, è fondamentale che tutti i viaggiatori e i turisti si preparino in modo adeguato e approfondiscano gli aspetti legati alla personale percezione del rischio che influenza in modo significativo i comportamenti durante un viaggio. Ogni persona ha una sensibilità diversa, ma tutti devono essere pronti ad affrontare le situazioni critiche con approccio analitico e responsabile. Nell’organizzazione di un viaggio ci informiamo sui vaccini obbligatori, prepariamo le medicine che ci possono servire o che potremmo non trovare all’estero, ci aggiorniamo su usi e costumi del posto ma pensiamo molto poco ai rischi collegati ai fenomeni ambientali, terroristici, sociali o cyber.
Il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e l’Unità di Crisi della Farnesina diffondono materiale informativo e dispensano codici di comportamento preziosi da utilizzare nelle situazioni di emergenza che possono verificarsi durante i viaggi, ma purtroppo l’attenzione di persone ed aziende tende a concentrarsi a ridosso di un evento particolare (catastrofe, terremoto, alluvione, episodio terroristico…). In quei frangenti la reazione spontanea di tutti è quella di annullare i viaggi già programmati o di posticipare eventuali trasferte, ma una volta scemato il timore del momento ci si dimentica nuovamente di organizzare i viaggi in sicurezza.
Torniamo allora all’etimologia della parola viaggio, dal latino viaticum, la provvista necessaria per mettersi in cammino, ciò che ci può servire per arrivare a destinazione, non quindi solo lo spostamento da un punto all’altro ma un cammino con tutto ciò che ci serve per vivere l’esperienza ed è proprio nella definizione di ‘tutto ciò che ci serve’ che si custodisce anche la garanzia della nostra sicurezza. Prendiamoci cura della sicurezza, salute e benessere delle nostre persone sempre quando si mettono in cammino!
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