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Rischi, emergenze e stress cognitivo: una disinformazione da gestire

Si è appena concluso il primo mese del 2024, l’anno nuovo sta cristallizzando quanto la complessità globale post pandemica ha confermato, con una definizione chiara: la necessità per molte aziende di mettersi al passo con le proprie esigenze di adattamento. Esigenze dettate da contesti economici sempre più incerti e volatili e fattori di rischio esogeni ed endogeni, che comportano un carico di stress cognitivo importante per le risorse al suo interno, rischiano di compromettere la qualità del servizio erogato, unito ad una sempre più irrequieta classe di lavoratori che spesso si tramuta in un disagio lavorativo che può andare anche oltre le mere responsabilità di un’azienda.

250 MLD di perdite complessive globali dovute a catastrofi naturali, +74 mila vittime (85% per fenomeni geofisici) nell’anno 2023[1]; l’Agenzia europea per l’ambiente ha stimato che tra 1990–2021 si sono registrate 195mila vittime e 560 miliardi di euro di danni. L’Italia terza – dopo Germania e Francia – per numero di vittime e perdite economiche: negli ultimi trent’anni 22mila morti e 92 miliardi di euro di danni per eventi meteo estremi.

Il Rapporto Globale sulle Crisi Alimentari del 2023 stima che oltre un quarto di miliardo di persone vive in condizioni di grave insicurezza alimentare e necessita urgentemente di assistenza.

Crescono le proteste per questioni politiche, sofferenze economiche e conflitti violenti, l’ondata di proteste antigovernative, in particolare, ha portato allo scoppio di nuove tensioni in 83 paesi, con un 27% di aumento di episodi di violenza politica [2].

Armed Conflict Location and Event Data Project (ACLED), organizzazione non governativa non a scopo di lucro, statunitense, specializzata nella collezione di dati, analisi e mappature dei conflitti nel mondo, stima che una persona su sei è stata esposta a conflitti nel 2023 e che 50 paesi hanno un livello di conflittualità estrema.

I paesi a reddito medio stanno sperimentando il maggiore aumento dei conflitti, il classico esempio in cui la povertà non è scontatamente un precursore del conflitto e la ricchezza non è una garanzia di pace. Nel grafico sottostante, i primi 50 paesi dell’indice ACLED sono collocati nell’indice di sviluppo umano delle Nazioni Unite; come dimostra questo confronto, molti paesi con livelli di conflitto “alti” o “turbolenti” sono luoghi con livelli elevati e sostenuti di sviluppo economico e sociale[3].

 

 




 

La carica emotiva di queste informazioni è importante ed è altrettanto importante come queste informazioni sono veicolate, la capacità dell’essere umano di elaborare un’informazione vede la mente intervenire tramite gli organi sensoriali, che li trasforma in base a scopi, aspettative ed esperienze passate del soggetto. E, in un contesto di complessità caratterizzato dalla sovrainformazione rapida e priva di passibile analisi critica, la fatica cognitiva di ciascuno di noi rischia di esasperare le normali fasi di stress giornaliero e ricadere sull’operato lavorativo.

L’infodemia, ovvero la circolazione eccessiva e spesso non verificata di informazioni, soprattutto sul web e sui social media, rende difficile orientarsi su un determinato argomento; questo fenomeno porta con sé conseguenze negative per la salute pubblica e la convivenza sociale, in quanto può generare confusione, paura, sfiducia e comportamenti errati.

Il rischio globale più grave previsto per i prossimi due anni riportato dal World Economic Forum attraverso il Global Risk Report è che gli attori nazionali e stranieri faranno leva sulla disinformazione per ampliare ulteriormente le divisioni sociali e politiche.

Le aziende non possono farsi trovare impreparate, il discernimento da quello che può sembrare un fattore esogeno ha delle rilevanze importanti in termini di ricaduta lavorativa e di conseguenza di performance aziendale che nasce dall’aumento oggettivo di stress cognitivo a cui le persone e quindi le risorse interne sono sottoposte.

Le aziende devono fare da volano di supporto per contrastare i pericoli dell’infodemia, seguendo le indicazioni delle autorità competenti, e denunciando o segnalando i contenuti falsi o ingannevoli, attraverso le figure di supporto che fanno capo ad esso.

La competenza per chi si occupa in azienda di Rischi, Salute e Sicurezza diventa più che mai necessaria, e necessario diventa l’engagement di queste figure che devono essere inserite in un contesto che gli permetta di operare e definire piani e strategie di supporto per rendere l’ambiente lavorativo maggiormente resiliente e organizzato ad orientarsi nella complessità, ricevendo in cambio risorse cognitivamente ed emotivamente più preparate con un ritorno sul piano tattico e strategico di maggiori performance e risultati degli obiettivi aziendali posti.








[1] Report Munich Re 2023;

 

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