Gli ultimi anni hanno stravolto gli equilibri globali. Questo contesto composto da guerra, aumento dei prezzi delle materie prime, inflazione, aumento delle tensioni sociali, aumento dell’aggressività, ha implicazioni sostanziali - dirette e indirette - per le organizzazioni e per le persone che le compongono. L’obbligo per i datori di lavoro di prevenire forme di violenza sul posto di lavoro attraverso la valutazione dei rischi, già previsto dal D.lgs.81/08, ha trovato ulteriore conferma con la Convenzione ILO n. 190 del 2019 e altre disposizioni comunitarie.
Le aziende sono organizzazioni composte da singoli individui, i quali si trovano a destreggiarsi al loro meglio fra i fenomeni caratteristici di questo particolare momento storico. È per questo imprescindibile occuparsi del fenomeno “Workplace Violence”, ovvero la violenza che si verifica sui luoghi di lavoro.
Un’ulteriore conferma viene fornita dall’indagine condotta da ILO (International Labour Organization, agenzia delle Nazioni Unite), Lloyd's Register Foundation e Gallup, il primo tentativo di fornirne una panoramica globale. I risultati del report “Experiences of violence and harassment at work: A global first survey” si basano su 74.364 interviste condotte in 121 paesi e territori nel 2021, a persone che avevano un'occupazione al momento dell'intervista. I dati che emergono delle esperienze di violenza e molestie (fisiche, psicologiche e sessuali) sul lavoro vissute dagli intervistati sono allarmanti.
In primis, il fenomeno è diffuso in tutto il mondo: si stima che più di una persona su cinque abbia subito almeno una forma di violenza e molestie sul lavoro nel corso della propria vita lavorativa. Se si considerano le differenze di genere, nei Paesi ad alto reddito, le donne hanno avuto una probabilità maggiore di subire violenze e molestie nel corso della loro vita lavorativa rispetto agli uomini[1].
Pare che quasi un lavoratore su cinque abbia subito violenza psicologica e molestie sul luogo di lavoro nel corso della sua vita lavorativa. Nel complesso, le donne registrano una prevalenza maggiore rispetto agli uomini[2]. Quasi un lavoratore su dieci è stato vittima di violenza fisica e molestie sul luogo di lavoro nel corso della propria vita lavorativa (come colpi, strattoni o sputi). Considerando le differenze per sesso, gli uomini in Africa, in Europa e Asia centrale sono emersi essere più a rischio rispetto alle donne[3].
Un lavoratore su quindici ha fatto esperienza di violenza o molestie sessuali sul lavoro: atteggiamenti sessuali indesiderati, commenti, immagini, e-mail o richieste sessuali, e qui si registra la maggiore differenza di genere, a discapito delle donne, nell'esperienza di violenza e molestie sul lavoro tra le tre forme di violenza e molestie[4].
Se il quadro appare già di per sé abbastanza preoccupante, si ha qui la necessità di sottolineare un significativo campanello di allarme: dal report emerge che solo una persona[5] su due ha condiviso con qualcuno la propria esperienza di violenza e molestie sul luogo di lavoro. E se fossero rimasti dubbi sul ruolo delle organizzazioni nella gestione del fenomeno, il 43.1%[6] di chi ha deciso di non condividere la propria esperienza ha affermato di averlo fatto perché le procedure aziendali risultavano poco chiare, mentre il 38,3% ha affermato di non sapere cosa fare.
Le organizzazioni hanno un dovere, morale e legale, di prendersi cura dei propri lavoratori. È ormai evidente che il fenomeno esiste. Occorre ora muoversi per prevenirlo, gestirlo e fronteggiarlo. Il team di Scuola Internazionale Etica&Sicurezza ha progettato un percorso di formazione ad hoc sul tema, guardalo qui.
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