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Partire dall’”ascolto” per educare alla legalità

Si dice i giovani sono il nostro futuro. Ogni adolescente è un mondo, unico ed autonomo. I ragazzi osservano, ascoltano, assorbono e formano quello spirito critico tipico della loro età, dirompente ed assordante, anche quando si esprime in silenzio. Quello spirito che ha a che fare con l'autodeterminazione. Il mio osservatorio mi suggerisce di ricordarci che il disagio giovanile c'è sempre stato e che i ragazzi che commettono reati sono sempre esistiti. Tuttavia, le statistiche di oggi ci dicono che vi è un sensibile aumento, quasi certamente, a seguito dei due anni trascorsi.


Una attività fondamentale con i ragazzi, sia nel momento della prevenzione, sia nella fase

eventualmente patologica che, al limite, in quella riparativa è, in ogni tempo, lavorare sulla

consapevolezza. Causa - effetto, le conseguenze delle loro azioni. Più ancora, ciò di cui

bisogno i ragazzi, oggi, è di darsi il permesso di soffrire o di essere felici, di essere arrabbiati o apatici, di potersi sentire leggeri e, allo stesso tempo, di avere paura. Di trovarsi un momento ad immaginare il futuro ed il momento successivo a non sapere come fare. La nota predominante, in questo tempo, sono le emozioni ed il nodo cruciale è, oggi piú che mai, lavorare su come gestirle.


Bisognerà, allora, studiare percorsi nuovi, originali, per aiutare sia chi si chiude in se stesso, sia chi compie gesti plateali, esprimendo una violenza quasi furiosa. Espressioni entrambe, a mio avviso, dello stesso disagio. Il bisogno di ricompattarsi e ritrovarsi. Le notizie che arrivano da molte città, particolarmente dai luoghi della movida, registrano un aumento importante di reati commessi in gruppo, le cosiddette baby gang, con una incidenza fuori dal comune di azioni, appunto, molto violente. Credo che, mai come oggi, i ragazzi vadano ascoltati, con una attenzione mai usata prima.


E che siano da pensare, a tutti i livelli, interventi che possano aiutarli ad esprimersi, senza che si sentano giudicati, con attività che funzionino da cura delle azioni malate, affinchè recuperino le loro infinite risorse e potenzialità. E trasformino la loro sofferenza. Ad esempio, accompagnandoli nella ricostruzione della loro identità, rispetto ai loro desideri, nei vari ambiti che frequentano ed in cui vivono. I ragazzi sono il nostro futuro e con loro dobbiamo investire molte risorse, come mai prima.

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