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L’Emergenza silenziosa

C’è un’emergenza che non fa rumore, ma che attraversa le nostre vite ogni giorno.

Un numero pesa come un macigno: un miliardo di persone. Tante sono le vite che oggi convivono con problemi di salute mentale. Ansia, depressione, disturbi del comportamento: la vera pandemia silenziosa, che non conosce confini di età, reddito o latitudine.


Eppure, di questa crisi parliamo ancora troppo poco, come se riguardasse sempre qualcun altro.

I dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ci ricordano con forza che la salute mentale non è un tema marginale: è la seconda causa di disabilità a lungo termine nel mondo e ogni anno più di 700.000 persone perdono la vita per suicidio. Numeri drammatici che non possiamo ignorare.

La sofferenza psicologica non è un dettaglio: è una questione di salute pubblica, di diritti e di dignità. Eppure, i governi destinano appena il 2% dei bilanci sanitari a questa emergenza. È come tentare di spegnere un incendio con un bicchiere d’acqua.


Ma oltre alle statistiche ci sono le storie: i volti di chi affronta ogni giorno la fatica invisibile di vivere, i professionisti che lavorano con dedizione in condizioni difficili, le famiglie che spesso si sentono sole. È da qui che dobbiamo ripartire: dal mettere al centro la persona, dal costruire una nuova narrazione, dal riconoscere la salute mentale come parte integrante del benessere, della sicurezza e della vita sociale.


E accanto ai fattori personali, emerge con forza un dato allarmante: il lavoro.

In Italia, come nel resto del mondo, cresce l’impatto della dimensione lavorativa sulla salute mentale. Il 76% dei lavoratori manifesta almeno un disturbo collegabile al lavoro: stanchezza, perdita di energia, disturbi del sonno, stress e ansia. Un fenomeno che attraversa generazioni e ruoli, senza distinzioni.


In questo scenario, le aziende possono e devono fare la differenza. Esistono strumenti concreti: politiche di welfare aziendale, ambienti di lavoro inclusivi, una cultura organizzativa che incoraggi il dialogo e la cura reciproca. Sono scelte che non solo aumentano la produttività, ma soprattutto restituiscono dignità e benessere alle persone.


Come Scuola Internazionale Etica & Sicurezza, ogni giorno affianchiamo le imprese nell’analisi del clima e del benessere, nella valutazione dei rischi psicosociali, nella progettazione di interventi di supporto psicologico e nei percorsi formativi dedicati anche ai Mental Health First Aider. Lo facciamo con una convinzione profonda: che nessuno debba sentirsi solo, né nella vita privata né nel lavoro.


Prenderci cura della salute mentale significa prenderci cura del futuro stesso della nostra società.

Una sfida che ci chiama tutti, nessuno escluso.

 
 
 

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