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Settembre: il vero inizio, tra stupore e fatica

Ogni anno, quando arriva settembre, ho sempre la sensazione che sia questo il vero inizio. Più ancora di gennaio, è il mese in cui tutto riparte: scuole, progetti, attività, nuovi obiettivi. E insieme all’energia della ripresa sentiamo anche la fatica, quasi un peso che accompagna il ritorno ai ritmi serrati della vita quotidiana.


Settembre, dal latino septem, sette, perché un tempo era il settimo mese dell’anno nel calendario romano, rimanda alla simbologia del numero sette, emblema di completezza, perfezione e saggezza, numero sacro per molte religioni e rappresentazione di riflessione e conoscenza per la disciplina della numerologia.


Settembre porta con sé qualcosa di speciale: il sapore delle nuove possibilità. È il tempo dei quaderni bianchi da scrivere, delle mappe da ridisegnare, dei percorsi da immaginare. È l’occasione per fermarsi un istante e chiedersi non solo cosa “dobbiamo” fare, ma cosa desideriamo davvero imparare e coltivare.


Alessandro D’Avenia sul Corriere della Sera il 1 di settembre ha ricordato l’importanza del dovere di stupore: la responsabilità che abbiamo di non smettere mai di meravigliarci. Lo stupore ci rende vivi, ci permette di guardare al quotidiano con occhi nuovi, di riscoprire ciò che di solito diamo per scontato. Senza stupore, imparare diventa un obbligo; con lo stupore, diventa un’avventura.

Accanto allo stupore, c’è un’altra compagna fedele: la fatica. Nel suo nuovo libro Alzarsi all’alba, Mario Calabresi ci invita a riscoprirne il valore, in un tempo che sembra esaltare solo comodità, scorciatoie e velocità. La vita autentica, invece, è fatta di costanza, dedizione e responsabilità: la fatica di chi si prende cura degli altri, di chi si allena ogni giorno, di chi porta avanti con amore un impegno silenzioso e tenace. “La fatica la devi adorare”, dice una giovane atleta paralimpica. Parole semplici eppure potenti, che ci ricordano come la resilienza nasca spesso da gesti umili e ripetuti.

E allora, questo settembre, abbiamo davanti una scelta: affrontare la ripresa come un peso o come un’occasione. Possiamo lasciarci schiacciare dalla fatica oppure trasformarla in energia; possiamo vivere i nostri percorsi di crescita come obblighi oppure come opportunità per meravigliarci ancora.

Personalmente credo che sia questa la chiave: allenarci a stupirci e imparare ad accogliere la fatica come parte del cammino. Solo così ogni ripartenza diventa davvero un dono, e ogni inizio un’occasione concreta di evoluzione.


E mentre settembre ci invita a ricominciare, ricordiamoci che ogni piccolo passo, ogni gesto silenzioso e ogni scintilla di meraviglia possono trasformare la nostra quotidianità in un’avventura straordinaria.


 
 
 

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