Simulare per Prepararsi. Il valore strategico (e normativo) delle simulazioni di crisi, incidenti ed emergenze
- Paola Guerra
- 6 giu
- Tempo di lettura: 3 min
Quando l’imprevisto colpisce – un blackout, un terremoto, un attacco improvviso – non c’è tempo per cercare istruzioni. Si reagisce con ciò che si è interiorizzato, con ciò che è già parte di noi. È in quegli attimi che emerge la vera forza: la lucidità delle persone, la chiarezza dei ruoli, la stabilità emotiva e organizzativa.
Le simulazioni, strumenti fondamentali per la preparazione alle situazioni di crisi ed emergenza, non sono semplici esercitazioni: sono prove vere. Sono occasioni preziose per imparare, per misurarsi, per crescere. Prepararsi vuol dire trasformare l’incertezza in consapevolezza. E la paura, in prontezza.
Le simulazioni di crisi sono importanti per:
mettere alla prova i piani di emergenza e continuità operativa;
verificare la tenuta del Crisis Team e la chiarezza della catena di comando;
individuare criticità nascoste nei flussi decisionali e comunicativi;
allenare competenze trasversali fondamentali in contesti ad alta pressione;
rafforzare la cultura della sicurezza e la consapevolezza collettiva.
Simulare per esercitare le 7 Non-Technical Skills
Secondo la metodologia australiana, sono sette le Non-Technical Skills (NTS) che ogni organizzazione dovrebbe osservare e sviluppare nelle simulazioni. Consapevolezza situazionale, decision-making, comunicazione, lavoro di squadra, leadership, gestione dello stress e gestione della fatica sono le Non-Technical Skills (NTS), abilità che vanno oltre le competenze tecniche e sono fondamentali per il successo in vari ambiti, soprattutto in contesti che richiedono interazione umana e collaborazione. Queste abilità, spesso definite anche "soft skills", sono cruciali per gestire situazioni complesse, comunicare efficacemente, prendere decisioni strategiche e lavorare in gruppo.
Ma ora vediamole più nel dettaglio perché allenare queste competenze è ciò che rende una simulazione efficace e trasformativa:
1. Situational awareness – percepire, comprendere e anticipare ciò che accade;
2. Decision-making – prendere decisioni rapide e fondate sotto stress;
3. Communication – comunicare in modo chiaro, diretto e assertivo;
4. Teamwork and cooperation – collaborare, coordinarsi, supportarsi;
5. Leadership – guidare, motivare, mantenere il controllo;
6. Task management – gestire priorità, risorse e tempi;
7. Coping with stress and fatigue – reggere la pressione e mantenere lucidità operativa.
Un obbligo normativo, oltre che una buona pratica
La Direttiva NIS2 (2022/2555/UE), recepita in Italia nel 2024, impone a soggetti essenziali e importanti l’adozione di misure organizzative per la gestione degli incidenti, comprese esercitazioni periodiche e test di reazione agli eventi critici.Anche il D.Lgs. 81/08, all’art. 43, prevede l’organizzazione di prove di evacuazione e l’addestramento dei lavoratori alle situazioni di emergenza. Inoltre, standard internazionali come la ISO 22361 (Crisis Management) e la ISO 27001 (Information Security) sottolineano l’importanza delle simulazioni come elemento chiave per validare piani e procedure.
E dopo la simulazione? Inizia il vero apprendimento
Una simulazione non si conclude con la fine dello scenario: è nella fase successiva che si genera il vero valore per l’organizzazione. È fondamentale condurre un debriefing immediato per raccogliere percezioni, emozioni e prime evidenze. A questo segue l’osservazione e la valutazione delle performance, anche attraverso strumenti strutturati come le checklist dedicate alle Non-Technical Skills. I risultati vanno poi raccolti in un rapporto di sintesi che evidenzi punti di forza, criticità e possibili azioni correttive. Sulla base di questi esiti, è importante aggiornare piani, ruoli e procedure operative. Infine, restituire i risultati ai partecipanti consente di valorizzare l’esperienza, rafforzando gli apprendimenti sia a livello individuale che collettivo.
Ogni simulazione, quando è pensata con cura, diventa un laboratorio dove l’errore si trasforma in crescita, le persone diventano squadra, e le procedure prendono forma in gesti concreti. È lì, in quel momento condiviso, che un’organizzazione costruisce la sua vera forza: una resilienza che non si limita a resistere, ma sa imparare, adattarsi e andare oltre.
In un mondo che cambia rapidamente, allenarsi è un atto di responsabilità.È un modo per prendersi cura delle persone, delle Organizzazioni, del futuro.
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