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Matteo Lombardi

IO, MEDIATORE

In un periodo storico saturo di conflitti e pandemie, ma altrettanto sviluppato in termine di telecomunicazioni, abbiamo la crescente necessità di entrare in contatto con gli altri, promuovendo una globalizzazione sempre più prorompente nella società odierna.

Questa globalizzazione creatasi, però, ci pone di fronte a molte esigenze con le quali dobbiamo scontrarci.


È in crescita, difatti, la varietà culturale presente all’interno dei Paesi, dovuta per lo più allo stabilirsi di persone provenienti da altre nazioni. Il problema però nasce quando in un territorio diverse culture si incontrano a causa di una particolare necessità (come può essere il conflitto attualmente in atto ai confini dell’Europa), richiamando il supporto della mediazione culturale.


La mediazione culturale è un’attività che, con abilità linguistiche e/o culturali, volge a facilitare la comprensione e l’inserimento reciproco di persone o gruppi appartenenti a culture diverse, rendendo possibile un’interazione equa.


Sono comuni difatti problemi e/o attriti di natura socio-culturale, dovuti ad incomprensioni ed errate interpretazioni da parte dei soggetti coinvolti. Bisogna pensare a quanto le culture siano varie tra loro e capire che migliaia di chilometri di distanza, a volte, significano migliaia di modi di fare e di pensare completamente diversi.


Sapevate che in alcune nazioni il “cognome” non è utilizzato? E quindi quando un appartenente alle forze dell’ordine diventa ostile verso una persona che non fornisce la propria completa identità sta facendo un grosso errore in termini sociali, causando confusione e paura nei confronti dell’altra persona?


Sapevate, invece, che in alcune culture il contatto fisico viene visto come un atteggiamento di sfida e aggressione piuttosto che un gesto di affetto?

Al giorno d’oggi diamo per scontato il nostro atteggiamento, emanando un pensiero di pretesa nei confronti delle persone che non fanno parte della nostra comunità, senza curarci delle loro esigenze o della loro esperienza di vita.


Questi atteggiamenti atti a “forzare” un’integrazione tra le parti possono provocare forti conflitti sia a livello sociale (nei piccoli casi quotidiani) ma soprattutto a livello macroscopico; pensiamo infatti al conflitto attuale, alla mancanza di risorse da parte delle nazioni, la necessità di condividere le risorse interne con i profughi di guerra e alla necessità di comunicare con loro. Come pretendiamo di aiutare gli altri se prima non aiutiamo noi stessi a crescere e a comprendere ciò̀ che ci circonda? Come possiamo integrarci nella società globale se prima non sensibilizziamo noi stessi alla comprensione del prossimo ed alla condivisione delle necessità?


La figura del mediatore, quindi, è fondamentale per riuscire a superare periodi di crisi ed emergenza come questi, ma è ancor più fondamentale formare il singolo individuo, sensibilizzandolo alla diversità socioculturale e all’integrazione, per non aver più bisogno, in futuro, di giustificare nessun genere di azione o di pensiero.


Proprio a questo scopo, la Scuola Internazionale Etica e Sicurezza, ha avviato il progetto “Nessuno Escluso”, per sensibilizzare i ragazzi sul significato di vivere e agire in una società civile e per fornire gli strumenti necessari per sviluppare uno spirito critico su temi di maggiore interesse, attualità ed allarme sociale, legati alla legalità e alla sicurezza.


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