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L’attacco a Capitol Hill e i rischi sociali connessi ad esso

L’attacco a Capitol Hill e i rischi sociali connessi ad esso


di Massimiiano Lalli




Analizzare quanto accaduto nel “tempio” della democrazia occidentale risulta complesso, ancora molti fatti si presentano poco chiari, del resto le domande su come sia stato possibile penetrare così facilmente a Capitol Hill sono ancora molte. Ma, in chiave securitaria, risulta utile analizzare i perché dell’accaduto e come esso possa rappresentare in chiave di medio termine un pull factor pronto a portare conseguenze anche al di fuori della nazione a stelle e strisce.

È notizia recente di come uno degli agenti di polizia morti negli scontri al Campidoglio fosse un convinto sostenitore di “The Donald”, ed è proprio da qui che vorrei far partire la riflessione.

L’assalto al Campidoglio ha esacerbato il clima di scontro sociopolitico negli Stati Uniti; una nazione estremamente polarizzata, divisa fra i Dem e i COP, dove all’interno del partito Repubblicano risiede l’anima più estrema dei manifestanti che hanno assaltato il 6 gennaio la sede democratica degli USA. Brian Sicknick, nome dell’agente, credeva che il sistema fosse fondamentalmente truccato a favore di un’élite ristretta[1]. Sempre più spesso, le categorie che dovrebbero garantire la tutela della sicurezza pubblica si sentono anch’esse parte di quell’America emarginata, dei così detti vinti, facendo parte di quella classe anti-establishment, che non si riconosce più in quel sogno americano che non vede materializzarsi la “Pursuit of happiness” presente come un mantra nella Costituzione datata 1787. Una questione sì politica ma soprattutto sociale, economica ed infine valoriale; come molti analisti hanno fatto notare, il fiorire del populismo è stato alimentato dalla disuguaglianza economica crescente – non solo americana – già ben prima delle cesura storica del 2016 coincisa con l’ascesa di Trump. Molte categorie negli States vivono al di sotto della capacità di sopravvivenza, la pandemia ha esacerbato gli animi e ha peggiorato quella situazione economica che era stata mascherata dalle politiche espansive del Tycoon. I dati riportati dall’Agenzia Gallup testimoniano il malessere dei cittadini americani, il 50% degli intervistati teme di vedere il loro stipendio ridotto o di essere addirittura licenziato. Nello specifico il 27% dei lavoratori americani è preoccupato di essere licenziato dal loro attuale lavoro; è il livello più alto visto dall’agosto 2013 quando si assestava al 29%, alla fine della Grande Recessione e dei successivi periodi di alta disoccupazione[2]. Come indica il Sole24ore, “ci sono 30 milioni di persone che ricevono un qualche tipo di sussidio. Quindi se dovessero terminare tutti i sussidi straordinari ai disoccupati, senza che ci sia un’altra soluzione, già a maggio 2020 il Economic Policy Institute stimava che gli USA finiranno in una depressione prolungata (stile anni 1929)”[3]. Il tasso di disoccupazione negli Stati Uniti si aggira intorno al 10%, più del doppio del tasso di disoccupazione tra il 3 e il 4% segnato nel 2019, certamente migliorato rispetto al calo del 14,7% registrato ad aprile 2020, ovviamente il blocco iniziale per controllare la diffusione di Covid-19 ha gettato l'economia statunitense in tilt.

Questo non ha fatto altro che aumentare quella linea di demarcazione fra le classi agiate e quelle a rischio povertà, portando a maggiori disuguaglianze, che ha poi un’estrema ricaduta anche nel comparto scolastico e universitario, colpito da anni, dove le disparità appaiono sempre più profonde. E le indagini demoscopiche evidenziano come la crescita delle frustrazioni identitarie, oltre che economiche e sociali, si associano al diminuire dei gradi di istruzione, dei livelli di conoscenza e dei quozienti di intelligenza.

Nell’analizzare tale situazione, si può certamente notare come i social e i mass media creino una quantità infinita di informazioni difficilmente passibile di critica analitica e comprensiva per la maggior parte delle persone, e inducano a dei bias cognitivi semplificati anche dai nuovi sistemi algoritmici che facilitano la comunicazione e l’informazione secondo le preferenze dell’utente.

Questo porta l’essere umano al bisogno di certezze: cercare spiegazioni per gli eventi è un desiderio umano fondamentale, mentre l’incertezza appare una condizione spiacevole e le teorie del complotto forniscono un senso di comprensione, di sicurezza e di controllo che può essere rassicurante. Molti cittadini si sono riconosciuti negli slogan di Trump nella speranza di ritrovare la famosa “The shining city upon a hill”, la sensazione è che il Presidente uscente abbia fatto breccia nel cuore di molti americani, perché il Paese non intravede più nella Governance istituzionale quei principi molto ideologici della Costituzione americana, bellissima sulla teoria, poco funzionale nella pratica. Il trumpismo, le fake news e le ali estreme che sono nate ed hanno contribuito all’assalto di Capitol Hill sono gli effetti più che le cause, che sono da ricercarsi con quanto detto in precedenza.

Questo ci porta a dare uno sguardo di sintesi per quel che concerne il quadro del Paese Italia.

Essenzialmente si riscontrano similitudini ed inquietudini soprattutto dal punto di vista sia sociale che economico, con quanto sta accadendo dall’altra parte dell’Atlantico. Il quadro è caratterizzato da un Occidente sempre più in crisi per quanto riguarda soprattutto la prosecuzione e la promozione dei suoi valori cardine. Vi sono ovviamente delle differenze per quel che riguarda le politiche di Welfare ben presenti e molto più solide nel nostro Paese; oltre ad un fattore antropologico da tenere particolarmente in considerazione, legato all’anzianità media della nostra popolazione che risulta molto meno propensa ad andare contro lo Status Quo, e quindi si abbassano le possibilità di rivolte che abbiano una portata di lungo impatto. Comunque l’impressione è che le tutele e la faglia tra i cittadini benestanti e le classi povere si stia anche qui sempre di più allargando, con le politiche di assistenza che stanno andando lentamente ad erodersi. Anche l’Italia come sappiamo è stata duramente colpita dal Covid-19, sia in termini sociali che in termini economici, in numeri è quella che del quadrante europeo sta patendo di più; con un 2021 che sembra rappresentare la prosecuzione di quello che è stato il 2020, a livello di contagio e diffusione del virus. Nonostante la speranza data dai vaccini, non è escluso che con la primavera e la fine della cassa integrazione e lo sblocco dei licenziamenti, alcune faglie della popolazione potranno essere spinte anch’esse ad avere comportamenti violenti e di protesta, sia verso il privato e quindi le aziende, sia verso la Governance. Lo stress psicofisico a cui la popolazione è sottoposta, con chiusure forzate, perdita di socialità e situazioni familiari al limite, potrebbe comportare bombe sociali pronte ad esplodere, dove la miccia si presenta già bene in vista ad essere accesa.

Per questo sarà importante che l’intelligence e le forze dell’ordine siano pronte e coordinate, l’avvenimento di Capitol Hill ha segnato una nuova linea di demarcazione, la più famosa ed antica delle democrazie occidentali sta scricchiolando, e i social network anche da noi potrebbero far divampare quel disagio sociale e creare degli emulatori pronti ad attaccare le sedi Governative.

Non meno anche dalle aziende private si dovrà monitorare e nel caso sostenere il più possibile le situazioni di disagio che si possono venire a creare da parte dei propri dipendenti, con sostegni psicologici mirati all’accompagnare e superare i momenti di maggiore stress.


[1] https://nypost.com/2021/01/10/what-the-left-wants-to-ignore-about-slain-capitol-police-officer/. [2] https://news.gallup.com/poll/312503/workers-worries-spike-amid-covid-economic-impact.aspx?utm_source=alert&utm_medium=email&utm_content=morelink&utm_campaign=syndication. [3] https://www.econopoly.ilsole24ore.com/2020/09/09/crisi-ottobre/. Per maggiori approfondimenti si rimanda all’articolo di MilanoFinanza scritto da Maurizio Novelli Vice President presso Lemanik SA: https://www.milanofinanza.it/news/la-crisi-iniziera-a-settembre-e-assomiglia-purtoppo-al-1929-202006101247585527.

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