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Immagine del redattoreFrancesca Brazzi

Resilienza? Una prospettiva neuroscientifica



Nel contesto comunitario attuale, oggi più che mai la parola resilienza la ritroviamo in tutti i nostri vocabolari. Ma che cos’è la resilienza? Il termine deriva dal verbo latino resilio da “re” e “salio” che significa rimbalzare, ma anche non essere toccati da qualcosa di negativo.


Viene usato in fisica, come indice di resistenza dei materiali, per denotare la proprietà a resistere a sollecitazioni e urti, quindi stress, riprendendo l’usuale posizione e/o forma. La resilienza è “la capacità di una persona di adattarsi agli eventi avversi della vita” (Cyrulnik,2001,2008). In generale si riferisce a un buon adattamento nonostante, o a causa di, l’esposizione a fattori di rischio, stressors, traumi o microtraumi. Si tratta di un continuo processo di mutamento orientato ad un funzionamento positivo a fronte di un fattore disturbante o nocivo per la sopravvivenza.


Dal punto di vista neuroscientifico la resilienza poggia sull’asse Intestino-Cervello. Nel sistema nervoso enterico è estremamente rilevante l’azione del microbiota. Il microbiota umano è un complesso insieme di microrganismi che colonizza il corpo umano, principalmente la pelle, le vie aeree, il tratto urogenitale, gli occhi, il tratto gastrointestinale, il cavo orale e i polmoni. Prove crescenti indicano che il microbiota esercita una profonda influenza sulla fisiologia del cervello e, in ultima analisi, sul comportamento. È un organo dinamico sensibile alle stimolazioni ambientali che svolge un ruolo chiave nella maturazione del sistema immunitario, nel metabolismo umano e nelle risposte allo stress. Su questo intero sistema intervengono tutti i fattori endogeni ed esogeni quali l’ambiente esterno, la famiglia, la psiche e il corpo (Cathomas et al, 2019).


Sono due le vie di comunicazione dell’asse intestino-cervello: l’asse Ipotalamo-Ipofisi-surrene (HPA) con la secrezione di cortisolo, i cui effetti giungono alla muscolatura, alle mucose, ai batteri, al microbiota intestinale e alle cellule immunitarie; il nervo vago (decimo nervo cranico) le cui fibre efferenti hanno un’attività antiinfiammatoria e antistress sui sistemi gastrointestinale-respiratorio-cardiovascolare.


Ora, il nostro cervello è “economico” pertanto, come per ogni altro sistema (per esempio cardiocircolatorio o respiratorio) ci sono vie afferenti ed efferenti, anche in questo caso c’è un ritorno dall’intestino al cervello grazie all’interfaccia, appunto, del sistema nervoso enterico: a seguito dei meccanismi di neurotrasmissione, attraverso la circolazione sanguigna e linfatica, il microbiota plasma il nostro cervello, nello specifico il sistema limbico, a cui è strettamente connesso il sistema neurovegetativo-emotivo-motorio.

La struttura e la neurochimica del sistema nervoso enterico assomigliano a quelle del sistema nervoso centrale e quindi qualsiasi cambiamento nella plasticità neuronale e qualsiasi meccanismo implicato nella disfunzione del sistema nervoso centrale può anche portare a disfunzione del sistema enterico o viceversa. Nel 2012 la rivista Nature Neuroscience pubblica l’articolo di Scott J. Russo e colleghi sulla neurobiologia della resilienza dove vengono individuati i meccanismi di attivazione neurobiologica che coinvolgono le seguenti aree cerebrali nel meccanismo della resilienza.


La corteccia prefrontale (PFC) è la parte anteriore del lobo frontale del cervello e rappresenta il sistema esecutivo; è coinvolta nei processi di motivazione, pianificazione dei comportamenti cognitivi complessi, espressione della personalità, decision-making e condotta sociale; le funzioni esecutive sono infatti coinvolte nelle abilità di discernimento dei pensieri e giudizi morali, nel determinare le conseguenze delle azioni correnti, nell’attenzione per un determinato obiettivo, nel predire dei risultati, nel fare aspettative e nell’inibizione motoria all’interna delle condotte sociali. In particolare, le estensioni afferenti ed efferenti della PFC mediale arrivano a toccare il sistema limbico (di cui sopra) in modo da controllarne le dinamiche. Qui fanno capo le funzioni mentali superiori integrative mente e corpo quali la regolazione corporea, la comunicazione sintonizzata, l’equilibrio emotivo, la flessibilità della risposta comportamentale, l’empatia, l’insight, la modulazione della paura, l’intuizione.


L’amigdala è il centro di integrazione di processi neurologici superiori come le emozioni ed è anche coinvolta nei sistemi della memoria emozionale. È attiva nel sistema di comparazione degli stimoli ricevuti con le esperienze passate (essa giudica infatti la valenza emozionale degli stimoli) e nell'elaborazione degli stimoli olfattivi. Per esempio, di fronte ad uno stimolo reale o percepito come pericoloso, l'amigdala reagisce inviando segnali di emergenza a tutte le parti principali del cervello e stimola il rilascio degli ormoni che innescano la reazione di attacco o fuga, (adrenalina, dopamina, noradrenalina), mobilita i centri del movimento, attiva il sistema cardiovascolare, i muscoli e l'intestino. Nello stesso istante, i sistemi mnemonici vengono "sfogliati" con precedenza assoluta per richiamare ogni informazione utile nella situazione di paura.


L’ippocampo, situato nella regione interna del lobo temporale, è coinvolto nei processi di formazione delle memorie.

Il locus coeruleus, è un nucleo situato nel tronco encefalico, addetto principale all’attivazione di noradrenalina (neurotrasmettitore) ed è coinvolto nelle risposte a stress e panico.


Il nucleo accumbens, è una regione del prosencefalo che gioca un ruolo importante nei processi cognitivi dell'avversione, motivazione, ricompensa e in molteplici meccanismi di rinforzo dell'azione, nella risata, nella dipendenza, nell'elaborazione delle sensazioni di piacere e paura oltre che all'insorgere dell'effetto placebo.


L’area tegmentale ventrale è un gruppo di neuroni dopaminergici localizzato in vicinanza della linea mediana sul pavimento del mesencefalo, protagonista nel sistema della ricompensa, nella cognizione, motivazione, assuefazione e dipendenza da droghe, nelle emozioni legate all'amore ed è implicata in diversi disturbi mentali.


In sintesi, in una persona resiliente si verifica un’equilibrata produzione dei neurotrasmettitori quali dopamina e noradrenalina e glutammato e un equilibrio nell’omeostasi enterica. In conclusione, che uno stimolo reale o immaginario sia piacevole o nocivo per l’organismo, il sistema nervoso centrale e quello enterico comunicano costantemente per aggiornare lo stato di salute integrata mentale e fisica, regolare il cervello e possibilmente il comportamento all’interno di uno scambio bidirezionale tra organismo e ambiente, a prescindere dalle condizioni in cui l’organismo deve adattarsi per sopravvivere.

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