Violenza digitale: non è virtuale, è reale
- Scuola Etica & Sicurezza
- 3 set
- Tempo di lettura: 3 min
Negli ultimi giorni siamo stati travolti da notizie che non avremmo mai voluto leggere. Siti e canali online hanno diffuso immagini degradanti, spesso manipolate, di donne appartenenti al mondo delle istituzioni, della cultura, dello spettacolo e della vita pubblica. Non solo figure conosciute, ma anche donne comuni, esposte e ridicolizzate in un’arena digitale che di virtuale ha ben poco: perché le ferite, quando si tocca la dignità di una persona, sono reali e profonde. Parallelamente è emerso un altro caso, quello di un gruppo con oltre 30mila iscritti, in cui uomini condividevano immagini intime delle proprie partner, spesso senza che queste ne fossero a conoscenza. Due storie diverse, un unico filo conduttore: la violenza digitale. Una violenza subdola, che si nasconde dietro la leggerezza apparente di un clic, ma che ha effetti devastanti nella vita quotidiana di chi la subisce.
Non è “solo internet”.
Per troppo tempo abbiamo minimizzato con frasi come “è solo internet”, “è uno scherzo”, “sono ragazzate”. La realtà è ben diversa: l’abuso digitale provoca ansia, vergogna, isolamento sociale, perdita di fiducia, depressione. Gli psicologi lo definiscono a tutti gli effetti un trauma, in alcuni casi con sintomi simili a quelli da stress post-traumatico.
I dati ci aiutano a capire la portata: Alley Oop a gennaio 2025 ci riporta che solo nei primi nove mesi del 2024 i reati online contro la persona in Italia sono aumentati del 9%, con oltre 1.200 casi di sextortion, 200 episodi di revenge porn e più di 140 casi di stalking digitale. Secondo ISTAT (marzo 2025) sono aumentate nel corso del 2024 del 25,8% rispetto all’anno precedente le segnalazioni al numero 1522 per le vittime di violenza e stalking, anche digitale.
Dietro ogni cifra c’è una persona, una storia, una ferita.
Un problema che riguarda tutti.
È fondamentale ribadirlo: la violenza digitale non è un problema “delle donne”. È un problema di tutti. È un problema culturale. La società non cambierà se solo una parte si muove: il passo deve essere collettivo. Le donne, da sole, non possono reggere il peso di questa battaglia. Gli uomini devono essere parte attiva del cambiamento: non spettatori passivi, non complici silenziosi, ma alleati. Sono loro che devono scegliere di non ridere a quella battuta, di non unirsi a quel gruppo, di dire “no” davanti a un link o a un’immagine che calpesta la dignità di una persona.
Il cambiamento inizia da piccoli gesti.
La cultura non cambierà mai se non impariamo a compiere piccoli gesti quotidiani:
parlare apertamente del problema nelle famiglie, nelle scuole, nelle aziende
segnalare e denunciare ciò che non è accettabile
creare percorsi di formazione che educhino al rispetto, coinvolgendo sia donne che uomini
chiedere regole nuove e strumenti più efficaci, perché la tecnologia non diventi un rifugio per chi pensa di poter abusare impunemente.
La nostra responsabilità
Il digitale non è un mondo parallelo: è parte integrante della nostra vita. E come tale merita rispetto, dignità, sicurezza. Non possiamo più permetterci di voltare lo sguardo altrove. Non possiamo più pensare che “tanto succede agli altri”. Non possiamo più tollerare che la violenza venga normalizzata. Il cambiamento non sarà immediato, ma inizia da noi. Da ogni parola che scegliamo, da ogni silenzio che decidiamo di rompere, da ogni volta che scegliamo di schierarci dalla parte del rispetto.
SIES si impegna molto sul contrasto della violenza di genere, fisica, verbale, psicologica e digitale. La sicurezza della società dipende fortemente dalla sicurezza di tutte le parti di questa, tutti i generi e tutte le fasce di età. Il progetto A Difendersi Si Impara, i percorsi dedicati alla Certificazione sulla Parità di Genere e le attività di consulenza in ambito People Care hanno l’obiettivo di creare comunità più inclusive e serene, aumentando la consapevolezza delle violenze reali e possibili ad ogni livello.
Perché la violenza digitale si combatte insieme: donne e uomini, istituzioni e cittadini, aziende e scuole. Tutti. Adesso.




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